La Storia dell’Anima Giovane che Divenne Papa

Georgi Stankov,  11 Agosto 2018

prima pubblicata in Tedesco il 12 Febbraio 2013

Traduzione in Inglese dell’Autore

Traduzione in Italiano di Daniela Lupo

www.stankovuniversallaw.com

Ho scritto questa parabola sarcastica, sulla giovane anima acerba del papa Ratzinger dimissionario, nel 2006 un anno dopo che era diventato papa, al fine di illustrare quali vecchi modelli di comportamento basati sulla paura guidano tali giovani anime come quest’uomo per seguire una carriera religiosa nella Chiesa Cristiana Orione. Questa parabola era parte delle mie ricerche sulla filosofia di Cartesio nel mio libro Gnostico “Fonti filosofiche” (vedi pagina 68). Nella mia analisi, sono partito da alcune elaborazioni ingegnose di questo sommo pensatore della moderna civiltà occidentale sulla mente umana e sulla moralità.

Questa parabola fu scritta prima in lingua tedesca con l’uso di alcune espressioni e fatti molto specifici che hanno a che fare con la vita di Ratzinger, che ho studiato attentamente durante il mio soggiorno a Freising, dove il papa dimissionario si è diplomato al seminario locale e divenne sacerdote nello stesso anno in cui io sono nato. Per questo motivo, la lingua di questa parabola è molto difficile da tradurre in inglese.

In diverse occasioni nel passato ho reso consapevoli i lettori di questo sito del fatto che la mia vita è strettamente intrecciata con quella di Ratzinger e che ho vissuto negli stessi luoghi che hanno anche plasmato il destino e la carriera di Ratzinger, come Bonn, Munster, Monaco di Baviera, Freising e Ratisbona. In quest’ultima città universitaria ho presentato ufficialmente la nuova teoria della Legge Universale alla conferenza annuale della Deutsche Physikalische Gesellschaft nel marzo 1998. Ratisbona non è lontana, mezz’ora in auto verso nord, dall’ultimo luogo in cui ho abitato in Germania.

Ratzinger visse a Ratisbona molti anni come professore di teologia prima di diventare vescovo e più tardi cardinale e ha una casa lì. Suo fratello, che è anche un teologo, vive ancora lì. Quando questo papa ha visitato per la prima volta la sua terra natale, la Baviera nel 2006, ha tenuto la sua infame lezione all’Università di Ratisbona, nota come la “Lezione di Ratisbona”. Nel suo discorso ha condannato la ferocia e la “sete di sangue” dell’Islam, ma ha omesso di fare commenti simili su tutte le atrocità che il cristianesimo ha commesso nel corso della sua storia di 2000 anni. Ho discusso questa conferenza in modo approfondito nel mio libro filosofico-gnostico “Neoplatonismo e cristianesimo

Fu severamente criticato per questo discorso e fu costretto da allora ad adottare un basso profilo, nascondendo così ufficialmente le sue credenze cristiane molto controverse e conservatrici. Ma questo non lo aiutò a migliorare la sua già cattiva reputazione come  “Cardinale-Panzer” (“Cardinale-Blindato“, un’altra traduzione valida è anche “Cardinale-Carrarmato (Tank)“). Questo soprannome che portò con sé in Vaticano, inizialmente come capo dell’Inquisizione, riassume in modo paradigmatico la mentalità di questa giovane anima, che cercò rifugio nella presunta stabilità del dogma cristiano, poiché era così spaventata dal pulsare della vita fuori dalle mura della chiesa che odiava essere esposta ai suoi imponderabili.

Questo è stato anche il motivo principale per cui rinunciò alla sua carriera di professore nelle università tedesche che erano in tumulto alla fine degli anni ’60 e ’70 a causa del movimento ribelle della “Generazione 68” che a quel tempo comprendeva tutta l’Europa e al quale anch’io ho partecipato come dissidente in Bulgaria e in seguito come emigrato in Germania.

Alla fine, la giovane anima Ratzinger tradì il suo Se Superiore e compromise la sua stessa ricerca della verità, che amava da giovane quando cercava in modo tenace la “Prova di Dio”.

Questo è essenzialmente la trama di questa parabola molto lucida, che ho dedicato a papa Ratzinger nell’anno 2006, sapendo dal mio HS che si sarebbe dimesso intorno al periodo della mia ascensione quando prenderò il controllo del Vaticano e della Chiesa di Cristo basata sulla frode degli insegnamenti gnostici del nostro predecessore PAT (Planetary Ascension Team, squadra di ascensione planetaria) – Apollonio di Tiana – come ampiamente discusso in questo sito (ad es. qui e qui).

 

La Storia di una Giovane Anima

Questa è la storia di un’anima giovane con un’essenza d’anima sacerdotale (Cap.V- Ciclo di Incarnazione dell’Anima) e centralità intellettuale che seguì il suo innato sentimento religioso e passò invano una vita alla ricerca di prove tangibili del trascendente che non poteva percepire immediatamente in questa età d’anima, a causa della sua struttura basata sulla paura che le impediva di esplorare questa dimensione dell’anima. Ma non aveva alcuna idea di queste connessioni interiori e viveva in un’innocente, gioiosa aspettativa della sua futura illuminazione.

Quest’anima è stata afflitta da forti dubbi sin dalla prima infanzia e aveva paura di fallire nella vita. La sua fragile costituzione, che non era ben accettata dai suoi pari, contribuiva a questa paura. Per trovare un punto d’appoggio, si rivolse alla teologia, poiché la Chiesa esisteva già da 2000 anni e i cristiani sembravano credere fermamente nell’esistenza di Dio. Inoltre, la sua famiglia ed il suo intero ambiente erano strettamente religiosi e la sostennero in questo sforzo.

Tuttavia, non era abbastanza per lei diventare una semplice anima credente, voleva piuttosto trovare l’impeccabile evidenza scientifico-teologica dell’esistenza di Dio. Dopotutto, era intellettualmente centrata e aveva bisogno di valutare tutto ciò che sentiva attraverso la ragione intellettuale. Dal momento che non era nemmeno in grado di provare ed esprimere le emozioni intensamente, poiché il suo quarto chakra del cuore delle emozioni era ancora chiuso, non riusciva a gestire il tumulto psichico e nutriva una sfiducia abissale nei confronti di tutti gli impulsi emotivi, siano essi suoi o di altre anime.

Perciò, la nostra anima incarnata si gettò nello studio della teologia e, grazie al suo talento intellettuale e alla sua mancanza di distrazione emotiva, divenne rapidamente un giovane teologo riconosciuto che padroneggiava tutte le importanti opere della dottrina cristiana e poteva recitarle molto bene. Senza mettere troppo impegno in ciò, divenne rapidamente parte della gerarchia ecclesiastica nel suo paese, perché in quel momento la società divenne sempre più atea, così che sempre meno persone sceglievano una professione clericale.

I dubbi originali sull’esistenza di Dio non erano ancora stati superati dalla nostra anima, poiché non aveva trovato nulla nelle Scritture o in altre opere che l’avrebbero convinta anche un poco. Allo stesso tempo, tuttavia, lesse che molte personalità famose nella storia della Chiesa avevano fatto esperienze così profonde con il Divino che erano cambiate per sempre e poi avevano trasformato queste esperienze in acclamati scritti mistici o gnostici.

La nostra giovane anima fu profondamente impressionata soprattutto da Agostino e dalle sue Confessioni. Così decise di scrivere la sua abilitazione (un alto grado di tesi di dottorato in Germania) su questo padre ecclesiastico, sperando un giorno di seguire le orme di questo santo e di essere toccata dal Divino.

Fino ad allora fu ispirata da un idealismo spirituale ininterrotto. Ma, contrariamente alle sue aspettative, l’abilitazione si dimostrò estremamente difficile, non perché la nostra anima esperta avesse scritto male la sua tesi – era di straordinaria precisione e fervore cristiano – ma perché tutta questa devozione appassionata della nostra anima era profondamente dispiaciuta al suo professore che era un vecchio cinico disilluso e agnostico. Come compenso per il suo fallimento spirituale, questo professore si vendicava sui suoi studenti molestandoli sistematicamente con il pretesto di elevati standard scientifici nel valutare la loro tesi di dottorato o abilitazione. A quel tempo le università tedesche erano piene di tali sadici che erano i resti intellettuali del passato marrone (nazista).

Così, per la prima volta, la nostra anima si rese conto che la sua carriera teologica non era una spirale ascendente verso il Divino, che poteva essere altrettanto casualmente modellata in una carriera ecclesiastica sempre più alta nella scala gerarchica, ma che la via verso Dio era disseminata di innumerevoli mine e insidie.

Era ora a un bivio. Poteva scegliere di lasciare la chiesa per conservare il suo idealismo spirituale e allattarlo in uno studio privato, oppure poteva rimanere nella chiesa e far progredire la sua perfezione teologico-intellettuale fino a superare la maggior parte del clero. In questo modo, sperava di superare i suoi dubbi e rifiutò di ammettere che ovunque c’era il pericolo che l’erudizione teologica forzata alla fine si sarebbe dimostrata solo un sostituto economico della perduta illuminazione divina.

Il caso volle che alla nostra anima disperata arrivasse proprio al momento giusto il trattato di Cartesio “DISCORSO DEL METODO PER CONDURRE BENE LA PROPRIA RAGIONE E CERCARE LA VERITÀ NELLE SCIENZE”. Da un lato, la lettura di opere filosofiche faceva parte dell’addestramento teologico della nostra anima, dall’altro lato, Cartesio era considerato con grande sospetto nella chiesa. Dopo tutto, la sua prova di Dio era troppo impregnata di dubbio interiore e il punto di partenza per la sua argomentazione non era nel Divino, ma nell’indubitabile esistenza del proprio “” (I AM Presence). Questo approccio cartesiano era profondamente sospetto per la Chiesa, perché se fosse stato applicato in modo coerente, si sarebbe dovuto rinunciare completamente alla Chiesa come mediatore tra credenti e Dio.

“Se decidessi ora,” contemplava la nostra anima, “di lasciare la Chiesa per sempre, allora dovrei anche familiarizzare con le prove di Dio al di fuori dell’insegnamento cristiano.” Non importava cosa, perchè la nostra anima non voleva vivere senza Dio. Alla fine la nostra anima trovò un percorso di compromesso che lo stesso Cartesio aveva scelto e che ora sembrava una divina provvidenza per il suo disagio mentale.

Tuttavia, la nostra anima felicissima sembrava trascurare nel suo entusiasmo il fatto che Cartesio avesse inteso questo percorso come una “moralità temporanea” con la quale voleva semplicemente portare avanti la sua ricerca scientifica e non la raccomandava come una “strategia di vita”. Così la nostra anima, essendo in gravi difficoltà, scelse di abbracciare pienamente i “tre precetti” della “moralità temporanea” cartesiana nella sua vita e li scrisse con piccole modifiche nel suo diario come segue:

Il mio primo Precetto: obbedire alle leggi e ai costumi della mia Chiesa, aderendo fermamente alla fede cattolica in cui, per grazia di Dio, sono stato educato dalla mia infanzia, regolando la mia condotta in ogni altra materia secondo le più moderate opinioni e lontano dagli estremi, che dovrebbe essere adottato nella pratica con il consenso generale dei più giudiziosi tra coloro tra i quali potrei vivere. Per quanto da quel momento ho cominciato a tenere le mie opinioni come nulla o zero perché desideravo sottoporle tutte ad esame, ero convinto che non avrei potuto fare di meglio che seguire nel frattempo le opinioni dei più giudiziosi.

E sebbene tra gli atei e i non cristiani ci siano alcuni così giudiziosi come tra noi, la convenienza sembrava dettare che dovessi regolare la mia pratica in modo conforme alle opinioni di coloro con i quali dovessi vivere; e mi è sembrato che, per accertare le vere opinioni di simili persone, dovessi piuttosto prendere atto di ciò che praticavano rispetto a quello che dicevano, non solo perché, nella corruzione dei nostri modi, ci sono pochi disposti a parlare esattamente come credono (non posso farlo neanche io), ma anche perché molti non sono consapevoli di ciò in cui credono veramente; poiché l’atto mentale con cui una cosa viene creduta è diverso da quello con cui sappiamo che ci crediamo, il singolo atto si trova spesso senza l’altro. Inoltre, tra le molte opinioni tenute in egual reputazione, ho scelto sempre la più moderata, tanto per il motivo che queste sono sempre le più convenienti per la pratica e probabilmente le migliori (perché tutto l’eccesso è generalmente vizioso), quanto, in caso di errore, potrei trovarmi a una distanza inferiore dalla verità che se, scegliendo uno degli estremi, dovesse rivelarsi che avrei dovuto adottare l’altro … 

Il mio secondo Precetto: essere più fermo e risoluto nelle mie azioni quanto posso e non aderire meno fermamente alle opinioni più dubbiose, una volta adottate, che se fossero state altamente certe; imitando in questo l’esempio dei viaggiatori che, quando hanno perso la strada in una foresta, non devono vagare da una parte all’altra e nemmeno rimanere in un posto, ma procedere costantemente verso lo stesso lato nel modo più dritto possibile, senza cambiare direzione per ragioni lievi, anche se forse potrebbe essere solo il caso che in un primo momento ha determinato la selezione; perché in questo modo, se non raggiungono esattamente il punto che desiderano, arriveranno almeno alla fine in un posto che probabilmente sarà preferibile al centro di una foresta.

Il mio terzo precetto: tentare sempre di conquistare me stesso piuttosto che la fortuna, e cambiare i miei desideri piuttosto che l’ordine del mondo e, in generale, abituarmi alla persuasione che, tranne i nostri pensieri, non c’è nulla di assolutamente in nostro potere. ” 

Armata dei Precetti Cartesiani di una “morale per tutta la vita” fraintesa, la nostra anima risolse rapidamente il problema con il professore accettando senza mormorare tutti i suoi suggerimenti di modifica, che erano profondamente ripugnanti per lei. Si è laureata e presto è diventata anche lei professoressa.

I precetti sembravano compiere miracoli, perché a quel tempo il paese era in uno stato di sconvolgimento e nulla sembrava più essere al sicuro, né la morale, né i costumi, per non parlare della fede. La nostra anima non poteva contare su nulla altro che i “Precetti” di Cartesio.

Un vecchio e imbarazzante candidato fu sorprendentemente eletto come leader della chiesa. Invece di prendersi cura della sua tomba a Venezia, questo papa contadino decise l’inaudito – di rinnovare radicalmente la dottrina della chiesa. Dopo il primo shock che colpì la nostra anima fino al midollo, riconobbe l’opportunità che questo rinnovamento della Chiesa le offriva di superare i suoi dubbi sull’esistenza di Dio nell’attività pratica.

“E se prendessi parte attiva alla creazione delle nuove regole della fede?” Si chiese la nostra anima. “Forse sarò in grado di cogliere un angolo del divino?” Così la nostra anima si mise in cammino verso dove “conducono tutte le vie” e dove si sa che la fede cattolica è amministrata e trascorse diversi anni in discussioni noiose e senza senso, che si concentravano sulla preservazione della chiesa e sulla sua unità, ma lasciavano i sentimenti religiosi fuori nell’oscurità.

Il primo precetto cartesiano aiutò la nostra anima, anche in questo momento di profondo cambiamento, a seguire il suo cammino senza alcun dubbio: non giudicava i suoi pari secondo le loro credenze, poiché la maggior parte di loro sembrava non averne, ma secondo le loro azioni, tra le quali non una sola azione la convinceva veramente. I credi non sembravano comunque importare – ciò che importava era la conservazione della chiesa, il cui futuro era allora considerato molto incerto. Seguendo il primo precetto, la nostra anima prese una nota molto vicina a questa visione perché era condivisa dai più riflessivi della Chiesa. Rimaneva però un retrogusto amaro, che la nostra anima non riusciva a nascondere a se stessa.

Tornata a casa, si immerse nella febbrile attività teologico-accademica, come per intorpidire i suoi dubbi sull’esistenza di Dio. Scelse il tema più difficile in teologia, che tutti i prudenti intenditori della materia evitavano rigorosamente: l’escatologia della morte e della vita eterna. Si sarebbe pensato che con questa scelta la nostra anima avrebbe tradito i suoi precetti cartesiani e alcune voci critiche del suo ambiente accademico sembravano confermare questa ipotesi. Ma la nostra anima rimase fedele ai suoi principi e superò se stessa. Anche se aveva dato esteriormente l’impressione di raggiungere le stelle con questo tema trascendentale, riuscì ad affrontare questo difficile argomento Gnostico, sul quale la maggior parte dei filosofi e dei teologi prima del suo tempo “si era rotta i denti (mordendo quest’osso duro/argomento Gnostico difficile)”, senza nemmeno cadere una volta nelle innumerevoli insidie teologiche. Ciò che cadeva lungo la strada era la conoscenza trascendentale della vera esistenza di Dio che semplicemente non si adattava a questo lavoro teologicamente corretto, ma filosoficamente molto magro.

Il successo del suo libro fu notevole per gli standard accademici e le valse il riconoscimento unanime. La nostra anima era intossicata da questo successo e, con sua grande sorpresa, notò che i suoi dubbi teologici erano diventati più tranquilli nell’eccitazione per la pubblicazione del suo libro. Cominciò ad abituarsi a questa condizione e arrivò alla conclusione che questo era l’unico modo corretto di trattare l’idea di Dio: “Si dovrebbe solo percepire Dio con la mente e non con le emozioni o, Dio non voglia, con una tale autorità insicura come l’intuizione umana che Cartesio può ancora lodare così tanto nella sua prova di Dio. “, la nostra anima era cogitante:” E la mia anima? “, chiese la nostra giovane anima incarnata, la domanda retorica chiave di qualsiasi cercatore di verità con ansiosa espressione poiché non riusciva a sopprimere la sua curiosità teologica: “È immortale o esiste ancora prima del mio tempo come essere umano?”

Ma il concetto di anima era troppo sospetto per la nostra piccola, giovane anima. Dopotutto, i filosofi pagani dell’antichità l’avevano sempre posta al centro del loro pensiero e avevano rinunciato al Dio cristologico. Persino l’idea della sua possibile reincarnazione era così spaventosa per la nostra anima che la gettò in mille angosce di fede. In breve, rifiutò di pensare a se stessa perché aveva già scelto la Chiesa. Per nascondere queste scomode domande a se stessa, la nostra giovane anima teologica cominciò a considerarsi “un’instancabile, umile giardiniere nella vigna del Signore“.

E quell’autoritratto le piacque molto. Allo stesso tempo, la nostra anima decise di prendere le distanze da tutte le idee della filosofia antica che la Chiesa ha adottato e ne fece una religione Ellenistica e solo per accettare il Logos – tuttavia, non il Logos pagano di Eraclito, per l’amor di Dio, ma solo il Logos di Giovanni, perché non voleva diventare un’anima eretica. Il Logos aveva lo scopo di incarnare la ragione cristiana dalla quale la nostra anima era attratta per il suo centro intellettuale, ma la ragione cristiana non significava nient’altro per la nostra anima se non tenere unita la Chiesa in questi tempi difficili e avversi.

Questo perché la nostra anima doveva sperimentare direttamente lo sconvolgimento sociale di quel tempo. Era la prima volta che davvero guardava giù nell’abisso della vita politica – le ripercussioni naziste l’avevano superata più o meno inosservate – e non le piaceva ciò che vedeva. La ribellione dei rozzi rivoluzionari degli anni ’60, che occupavano le università, le impedirono di tenere le sue lezioni e con la loro aggressiva rabbia riformista, che intendevano esibire in una lunga marcia in stile Mao attraverso le istituzioni di questa repubblica (forse anche attraverso la chiesa?) per capovolgere tutte queste vecchie strutture borghesi, intimorirono profondamente la nostra anima delicata e schizzinosa: “Poteva permettere che un caos esterno, sociale si aggiungesse al suo preesistente caos teologico interiore? No! Non poteva farlo!” Decise di reprimere una volta per tutte il caos interiore che era sorto dai suoi dubbi sull’esistenza di Dio e di combattere il caos esterno con la determinazione di un vendicativo Savonarola.

L’infaticabile “giardiniere nella vigna del Signore” si trasformò in un indomito cavaliere della fede religiosa, che entrò nel mondo in armatura splendente (Panzer – Ratzinger, “il cardinale Panzer” come era conosciuto in Germania in quel periodo) per difendere la purezza della dottrina cristiana.

Prima di concludere la mia storia, devo usare un banale artificio letterario che con un occhio ammiccante recita come segue: “Qualsiasi somiglianza tra la nostra anima fittizia e persone viventi è puramente casuale e in nessun modo intenzionale. Se tuttavia esiste, l’autore non dovrebbe essere ritenuto responsabile per possibili calunnie nel nostro tempo litigioso, perché questo non può aiutare”. Ora che sono fuori dai guai, metterò rapidamente fine alla storia della nostra anima in cerca di Dio, così da poter passare ad argomenti più seri.

I precetti cartesiani valevano oro per la nostra anima. Da quel momento in poi, abbracciò con fervore la Chiesa, facendo una veloce carriera nella gerarchia ecclesiastica, che le valse molte lodi all’interno della chiesa, mentre riceveva ancora più critiche dall’esterno, poiché aveva iniziato con una promettente apertura e curiosità che purtroppo aveva sacrificato molto presto ai suoi precetti cartesiani fraintesi. E lei arrivò così in alto come si può arrivare in un’istituzione come la Chiesa cattolica.

Ma questa non è la fine della storia – questa è ancora aperta. Perché se tutto è capovolto e viceversa, allora esiste la probabilità astrale che la nostra anima chiuderà il suo grande Circolo Arcano e si ritroverà di nuovo là, dove ha iniziato la sua carriera – nel suo stato incontaminato di dubbi tormentati sull’esistenza di Dio. Solo che questa volta, la nostra piccola anima agnostica può guardare indietro ad una vasta esperienza: “Non è questo lo scopo di ogni incarnazione?“, potrebbe chiedere a se stessa alla fine della sua vita. Chissà? Aspettiamo e vediamo!

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